A giochi fatti, ecco un commento a più voci sulla fiera più importante degli ultimi anni…

Abbiamo aspettato volutamente a commentare gli esiti dell'E3 2013, e pochi giorni sono bastati a darci ragione. Quest'anno più di altri, l'onda d'urto della fiera losangelina è destinata a durare a lungo, a spedire vibrazioni sotterranee che ancora, ad una settimana dalla sua conclusione, non accennano a quietarsi. A giochi ormai quasi fatti, vi proponiamo una raccolta di pensieri sia di chi l'E3 di quest'anno l'ha vissuta dal vivo e di corsa tra una presentazione e l'altra, sia di chi, grazie allo streaming e al continuo feedback, ne ha sentito l'eco da questa parte del mondo, seguendola con altrettanta passione e attenzione.

Se il lancio di due nuove console in diretta competizione rappresenta già di per sé un argomento destinato inevitabilmente a creare discussioni a non finire, c'è anche da considerare lo scenario bizzarro e, per certi versi, insospettabile, che la guerra Sony/Microsoft ha portato sul palco dell'E3. Tematiche come il DRM e l'always online, che in teoria dovrebbero fare da sfondo a ciò che davvero conta, ossia i giochi e in particolare le esclusive, sono balzate prepotentemente in testa al materiale di discussione fornito dalla fiera, facendo passare in secondo piano i titoli presentati. Di questi ultimi, a dire il vero, l'E3 2013 non è stata peraltro ricca, con pochissime sorprese e nessuna in grado di dare davvero la sensazione di un netto salto generazione, grafico o contenutistico. Tutto quello che ci è rimasto da Los Angeles sono quindi le interminabili discussioni sulla diatriba hardware, con il prezzo aggressivo e le politiche (apparentemente) liberali di Sony in grado di scatenare l'ira del pubblico nei confronti di Microsoft. Giappone-USA uno a zero quindi, ma non bisogna dimenticarsi che Sony si è saputa soprattutto "vendere" bene, in quanto è riuscita a dare la sensazione al pubblico di stare adottando strategie nuove, quando invece la realtà dei fatti vede le politiche di PS4 sostanzialmente identiche a quelle adottate per Playstation 3. Il messaggio di Sony ha acquistato forza solo ed esclusivamente in quanto risposta alle politiche iniziali, molto più rigide, di Microsoft. Conseguentemente, alla casa giapponese va riconosciuto il merito più che altro di aver saputo sfruttare strategicamente la manifesta antipatia del pubblico nei confronti dell'online check e delle politiche sull'usato di Xbox One. Stretta nell'angolo, e con la situazione dei preorder intorno ai 7:1 in favore di Playstation 4, Microsoft ha cercato di tenere botta per qualche giorno (tra l'altro con una comunicazione veramente pessima), e si è infine risolta ad abdicare proprio ieri sera, con un post ufficiale di Don Matrick, il quale ha annunciato un deciso passo indietro sia sull'online check, sia sui giochi usati. In altre parole, proprio come PS4, Xbox One funzionerà come l'attuale Xbox 360, ossia con la necessità del disco inserito nel lettore in caso di acquisto di copia fisica del gioco. Se è vero che la questione usato era davvero molto spinosa per il pubblico, e le reazioni piuttosto scontate, è comunque un relativo dispiacere vedere come un passo, seppure un po' zoppo, verso un futuro di solo digital delivery (alla Steam) sia stato del tutto vanificato da una strategia e da una comunicazione completamente sbagliate.

Quanto alla nuova ondata di lamentele che hanno accompagnato questo secondo annuncio, che dovrebbe in realtà rappresentare uno spunto molto positivo per tutti i giocatori, il motivo è piuttosto semplice da intuire, e si tratta più che altro di una questione d'immagine. Dopo aver annunciato una politica ferrea (e, peraltro, supportata da un discorso molto complesso sul digital delivery che forse non tutti hanno afferrato fino in fondo), Microsoft si è sentita costretta a fare una marcia indietro epocale. Forse in questo modo i preorder di Xbox One recupereranno un po' di terreno, ma la faccia è ormai persa. Potrà contare più o meno, alla fine si tratta scatole per giocare ai giochini, ma mettere i propri risparmi nelle mani di un'azienda incapace di elaborare una strategia solida, e, soprattutto, di saper leggere sin da subito i bisogni dei propri consumatori in modo da rendere appetibili i propri prodotti, è effettivamente una scelta che tutti si troveranno a ponderare molto bene dopo questa svolta. Lamentele sterili a parte, rimane comunque una brutta immagine per una compagnia, soprattutto dopo un'apertura tanto ferma e convinta su certe posizioni.

Se c'è una cosa che il dietro front di Microsoft ha dimostrato, è che, in questi tempi di economie incerte, i consumatori hanno un potere senza precedenti nell'influenzare le strategie delle case produttrici. Certo, se anche Sony si fosse mossa positivamente su temi come l'always online e un prezzo più elevato, e soprattutto se il finale della sua conferenza E3 non fosse stato organizzato con una "ferocia" strategica tanto lucida,  la protesta sarebbe stata meno accesa, e non così efficace, ma quel che è certo è che oggi come oggi il pubblico dei giocatori e le decisioni degli sviluppatori di terze parti sono in grado di influenzare in maniera incredibile le scelte dei piani alti. La prima grande avvisaglia è stata, qualche mese fa, la mossa di Bioware per il finale di Mass Effect 3, ma qui siamo su un livello completamente diverso. In altre parole, l'invito è quello ad usare bene la vostra influenza nei confronti delle aziende, e a stare molto attenti a ciò che desiderate. In questo clima, potreste ottenerlo prima di quanto pensate. Seguire la fiera e le diatribe successive è stato interessante, di sicuro molto meglio della calma quasi piatta degli ultimi due anni, ma quello che ci dispiace è che in questa E3 si è parlato davvero (troppo) poco di giochi. La speranza è che già alla Gamescom, con la console war (si spera) non più così accesa come in questi giorni, il focus torni sui prodotti, che meritano senza dubbio più spazio di quello che gli è stato riservato finora.

Andrea Porta

Parlare di vincitori e vinti non è un'operazione che mi piace molto, al termine di una fiera, perché nella mia visione del medium videoludico ciò che conta è la sostanza dell'opera, non la sua provenienza o per quale piattaforma sia disponibile. Naturalmente, però, quella videoludica è anche un'industria, che ha delle sue dinamiche, degne di attenzione.

Dal punto di vista dei giochi non ci si può lamentare. E' vero, la quantità di titoli presentati è stata minore rispetto ad altri anni, cosa che ha confermato quanto, sulle nuove console, case produttrici e sviluppatori siano ancora indietro. Un'analisi qualitativa non può invece che soddisfare: titoli come Destiny, Titanfall, Watch_Dogs, The Division, Bayonetta 2, sono di assoluto rilievo, per non parlare poi di tutti gli altri presentati. L'unica vera sorpresa è stata The Division, è vero, ma da tempo l'E3 non è più il luogo nel quale vengono annunciati giochi precedentemente sconosciuti, per scelte di marketing, come quelle intraprese da Nintendo, come per i leak, probabilmente lasciati appositamente trapelare, e qui il caso è quello di Titanfall.

Questa edizione ha poi visto lo scontro diretto tra Microsoft e Sony, entrambe pronte a lanciare le nuove macchine da gioco a fine anno. Xbox One è uscita dal confronto con PlayStation 4 con le ossa rotte, non tanto per differenze sostanziali nella line up, ma per il prezzo maggiore di 100€ e per le politiche scellerata di Microsoft sull'usato e sul controllo online. La casa di Redmond è stata quindi costretta ad un clamoroso passo indietro, decidendo di non implementare più tutte le misure restrittive precedentemente previste. Ci attendiamo, ora, un annuncio, più in là, di un ritocco sul prezzo di Xbox One, che però potrebbe anche essere controproducente, per la possibile perdita di valore della macchina agli occhi del potenziale consumatore.

Va negli archivi un E3 storico per importanza, avendo visto le prime uscite delle console di prossima generazione, ma non per il software: per quello, probabilmente bisognerà aspettare il prossimo anno.

Fabio Canonico

L'E3 2013 è già entrato nell'almanacco delle edizioni che contano. Playstation 4 ed Xbox One, dopo due reveal event abbastanza zoppicanti dal punto di vista del gaming, hanno finalmente mostrato i denti, anche se l'azienda di Redmond si è trovata presto in difficoltà nello spiegare la sua visione. Entrambe le macchine hanno mostrato ottime potenzialità e titoli di certo interessanti, tuttavia è interessante notare come la visione più coraggiosa e innovativa, ovvero quella di Xbox, sia stata spazzata via dall'onda d'urto dei fan. In un mondo che vive 24/7 connesso in rete, i videogiocatori, da sempre una delle "tribù" più avanzate dal punto di vista tecnologico, hanno alzato le barricate, costringendo Microsoft a una retromarcia piuttosto ingloriosa. La situazione è stranissima anche se, con tutta probabilità, segnala un cambio di atteggiamento generale di chi è cresciuto a stretto contatto con l'IT. Se fino a pochi anni fa le tecnologie, per quanto complesse, apparivano tutto sommato dominabili, oggi non sembra più così. Gli scandali come quello di Prism, o l'ormai arcinoto hacking del PSNetwork di qualche anno fa hanno spaventato l'utenza e, complice una certa paranoia collettiva (amplificata dai social network), oggi le persone non sono più così desiderose di condividere online la propria vita.

Per le aziende si tratta di un cambio di paradigma non da poco. Sony e Microsoft (ma anche Google ed Apple) dovranno apparire affidabili e sicure, evitando il più possibile passi falsi o presunti tali. L'epoca dei perdoni è finita.

Per quanto riguarda i giochi, i nostri inviati ne hanno potuti vedere molti e tutti molto promettenti, ma il verdetto finale potrà arrivare solo a novembre quando, finalmente, potremo chiudere la generazione più lunga della storia del gaming (2005 – 2013) e abbracciare le meraviglie del futuro prossimo venturo.

Nicolò Carboni